Posted by Scaraboss | Posted on 16:21 | Posted in
Nel blocco numero 4 di Auschwitz la meccanica dell’annientamento, l’orrore scientifico, riposa dietro ad una teca di vetro, nelle tonnellate di capelli superstiti alla ritirata tedesca. Arruffati, sbiaditi, sono l’ultimo pezzo di vita di chi prima del gas è stato spogliato di tutto. Adorno disse: Dopo Auschwitz non è più possibile la poesia. E fece poesia.
Qualche anno dopo Primo Levi, che vide l’orrore, lo toccò con mano, da uomo libero e mai più libero, fece di nuovo poesia:
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi
‘Che muore per un sì o per un no’. Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entrarono ad Auschwitz. E videro. Videro donne e uomini ‘senza capelli e senza nome’. Li videro, fermi, ‘senza più forza di ricordare’, senza pace, senza amore, rapiti di tutto. Vivi e derubati della vita, per sempre. Accanto ai superstiti, le ossa nelle fosse comuni, il gas delle docce, la cenere dei forni crematori. Alla fine la conta fu ed è quasi impronunciabile: 6 milioni di ebrei. Senza dimenticare il massacro di circa 500mila persone tra Rom e Sinti.
GIORNO DELLA MEMORIA – Dal primo novembre del 2005, in seguito alla risoluzione 60/7, ogni 27 gennaio l’ONU ricorda la Shoah, lo sterminio scientifico del popolo ebraico. Ricordare l’orrore senza fine, per non dimenticare. Mai. Guai a dimenticare. Perché quelle immagine sbiadite, in bianco e nero, le parole, gli scritti, le testimonianze, non siano relegate ad un tempo troppo lontano. E quindi, nemico. Il non ripetersi mai più è l’unico comandamento che ci hanno comandato. Never Again. E per conservare quella stessa luce descritta nel Talmud: ‘Chi salva una vita, salva il mondo intero’.
PS... Si sono vivo...
Ho aperto per caso il blog, non lo faccio più perchè mi mette tristezza vederlo abbandonato; sorpresa! Un bell'intervento del nostro amministratore. Che piacere! E allora rispondo.